Recensioni “distruttive”: «Com’è la mostra sui De Filippo al Castel dell’Ovo?»

Fino al 24 marzo, nelle sale un po’ dimenticate del celebre castello situato sull’antico Isolotto di Megaride, vivrà l’allestimento della mostra I De Filippo – Il mestiere in scena. Video inediti provenienti da archivi privati, foto, copioni, locandine e più di settanta costumi di scena sono già disposti e ammirabili dal pubblico dal 28 ottobre. La prima sala che ti capiterà di visitare, poco dopo l’ingresso al Castel dell’Ovo, è la più scarna e contiene l’exhibit iniziale, curato dall’Istituto Luce-Cinecittà con la regia di Roland Sejko: uno schermo gigante diviso in tre parti e l’audio di sottofondo. Poco dopo (perché di circa 45 secondi è il tempo di permanenza nella prima sala) passerai alla sezione poesia: un bel corridoio buio in cui potresti facilmente inciampare nelle sagome proiettate di Toni Servillo, Luca Zingaretti, Isa Danieli, Lina Sastri, Marco D’Amore, Vincenzo Salemme e altri ancora. Gli spiriti del teatro sono stati invocati lì in tempo per Halloween e per interpretare a ripetizione i componimenti di Eduardo, accompagnando il pubblico (se non cade) direttamente alla sezione del cinema. Tornata un po’ di luce, ti ritroverai avvolto dalle bellissime locandine dei film più noti di De Filippo. Non te le puoi rubare e affiggere nella stanza ma puoi comodamente sederti nella simpatica saletta cinema creata ad hoc per la location. Per recarti nel terzo spazio, quello dedicato al teatro nel Salone Italia, dovrai riattraversare il “bosco di Biancaneve”, recarti all’esterno e proseguire ringraziando di esserne uscito indenne (ma ti assicuro che questa volta potrebbe valerne davvero la pena). Certo, dovrai anche in questo caso attraversare uno scarnissimo corridoio, ma un po’ di luce stavolta è con te e, scalini a parte, si riduce di netto la possibilità di farti male per aver voluto visitare la mostra del momento. Appena arrivato lascia perdere l’affanno e nonostante, anche lì, la luce risulti assai spettrale, respira il cuore pulsante del teatro con dodici “isolette” di materiali originali. Bozzetti, copioni, lettere, oggetti e costumi di scena e ammira finalmente il top dell’intero allestimento: la ricostruzione monumentale di un palco, all’altezza davvero della più suggestiva giostra di Garadaland. Uscito da lì, lo so, la mostra sembra finita… ma non lo è! Nelle sale superiori il percorso prosegue con altre sezioni, nate da una ricerca di materiali provenienti dagli eredi Eduardo e Luca De Filippo. Quest’ultima (per davvero) sezione è rivolta all’impegno civile, alle amicizie, alla notorietà e all’attualità delle commedie di Eduardo, assieme al riassunto della vita di tutti gli altri protagonisti della famiglia.

A parte tutto, la mostra mi è piaciuta e un articolo più “serio” lo troverete sul prossimo magazine di Napoli a Teatro. Il prezzo di ingresso alla mostra è di 10 euro, il prezzo medio invece della “Cantata dei giorni dispari” su Amazon è di 15 euro. Quindi fate un po’ voi.

Ps. Ah! Napoli a Teatro Magazine invece è gratis e lo troverete presso i botteghini di tutti i teatri di Napoli e sponsor convenzionanti.

Pss. Puoi guardare due nostri video della mostra qui e qui.

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