Questi fantasmi! di Eduardo De Filippo al Teatro Bellini

questi fantasmi

In scena al Teatro Bellini di Napoli, dal 9 al 21 gennaio 2018 (poi in tournèe fino al 22 aprile) Questi fantasmi!” di Eduardo per la regia di Marco Tullio Giordana con Carolina Rosi e Gianfelice Imparato.

A circa un anno dalla prematura scomparsa di Luca De Filippo (il 27 novembre del 2015), la Elledieffe, la compagnia teatrale che porta il nome del grande attore e regista, e che oggi è diretta da Carolina Rosi, metteva in scena con la regia di Marco Tullio Giordana, il capolavoro eduardiano “Questi fantasmi!”.

“Un debutto che è stato molto importante per la compagnia – così Carolina Rosi –  per tante ragioni. Sintesi di un lavoro che ci ha portato ad avviare percorsi artistici condivisi e che oggi, nel rigoroso segno di Luca, continua a rappresentare e proteggere l’immenso patrimonio culturale di una delle più antiche famiglie della tradizione teatrale italiana”.

Un debutto significativo e fortunato, quello di “Questi fantasmi!” di Eduardo, a settant’anni dalla sua prima rappresentazione (avvenuta il 7 gennaio 1946 al Teatro Eliseo di Roma), in un’edizione affidata a uno dei più rigorosi e autorevoli registi italiani,  Marco Tullio Giordana. Nel cast, che unisce diverse generazioni di attori, ci sono Gianfelice Imparato, nel ruolo di Pasquale Lojacono, affiancato da Carolina Rosi (Maria, la moglie) e da Nicola Di PintoMassimo De MatteoGiovanni AlloccaPaola FulcinitiGianni Cannavacciuolo, fino ai giovanissimi Federica AltamuraAndrea CioffiViola Forestiero. La scenografia e le luci sono di Gianni Carluccio, i costumi di Francesca Livia Sartori, le musiche di Andrea Farri.

Questi fantasmi!”, una delle prime commedie di Eduardo ad essere rappresentata all’estero (nel 1955 a Parigi, al Théâtre de la Ville – Sarah Bernhardt), ha raccolto unanimi consensi in tutte le sue diverse edizioni: un successo assoluto ascrivibile allo straordinario meccanismo di un testo che, nel perfetto equilibrio tra comico e tragico, propone  uno dei temi centrali della drammaturgia eduardiana: quello della vita messa fra parentesi, sostituita da un’immagine, da un travestimento, da una maschera imposta agli uomini dalle circostanze.

“Eduardo è uno dei nostri grandi monumenti del ‘900 – sottolinea il regista Marco Tullio Giordana –  conosciuto e rappresentato, insieme a Pirandello, nei teatri di tutto il mondo. Grandezza che non è sbiadita col tempo, non vale solo come testimone di un’epoca. Al contrario l’attualità di un testo come “Questi fantasmi!” è per me addirittura sconcertante. Emerge dal testo non solo la Napoli grandiosa e miserabile del dopoguerra, la vita grama, la presenza liberatrice/dominatrice degli Alleati, ma anche un sentimento che ritrovo intatto in questo tempo, un dolore che non ha mai abbandonato la città e insieme il suo controcanto gioioso, quello che Ungaretti chiamerebbe l’allegria del naufragio. Il tipo incarnato da Pasquale Lojacono – replicato nelle figure di Alfredo, di Gastone, del portiere Raffaele – con la sua inconcludenza, l’arte di arrangiarsi, la disinvoltura morale, l’opportunismo, i sogni ingenui e le meschinità, non è molto diverso dai connazionali d’oggi. La grandezza di Eduardo sta nel non ergersi a giudice, nel non sentirsi migliore di lui, di loro. Non condanna né assolve, semplicemente rappresenta quel mondo senza sconti e senza stizza. Il suo sguardo non teme la compassione, rifiuta la rigidità del moralista”.

Questi fantasmi!” è una commedia in tre atti, scritta nel 1945 ed è la seconda, dopo “Napoli Milionaria”, a far parte della raccolta “Cantata dei giorni dispari”. Eduardo si ispirò probabilmente per la sua realizzazione a un episodio di cui fu protagonista suo padre, Eduardo Scarpetta. Racconta infatti quest’ultimo che la sua famiglia, in ristrettezze economiche, fu costretta a lasciare la propria abitazione da un giorno all’altro. Il padre riuscì a trovare in poco tempo una nuova sistemazione, all’apparenza eccezionale, in rapporto all’affitto ridottissimo da pagare. Dopo alcuni giorni si chiarì il mistero: la casa era frequentata da un’impertinente “monaciello”.