Il 31 ottobre 1984 Napoli, l’Italia e il mondo intero perdevano uno degli artisti più grandi della storia del teatro e non solo. Il cuore di Eduardo De Filippo cessava di battere, lasciandoci tutti un po’ più soli. Come se quel sipario, dalla sua morte, non fosse mai più stato capace di aprirsi del tutto. Lui che ha donato tutta la sua vita al palcoscenico.

Eduardo De Filippo è stato il figlio naturale di Eduardo Scarpetta

Figlio naturale dell’attore e commediografo Eduardo Scarpetta e della sarta teatrale Luisa De Filippo, Eduardo e i suoi fratelli furono riconosciuti come figli dalla madre di cui assunsero il cognome De Filippo. Nato a Napoli nel quartiere Chiaia, a soli quattro anni è condotto per la prima volta su un palcoscenico. Portato in braccio da un attore della compagnia di Scarpetta, Gennaro Della Rossa, in occasione di una rappresentazione dell’operetta La Geisha, al Teatro Valle di Roma.

Cresce nell’ambiente teatrale napoletano insieme ai fratelli Titina, la maggiore, che aveva già agli inizi degli anni ’10 un suo posto nella compagnia di Vincenzo Scarpetta (uno dei figli legittimi di Scarpetta). E Peppino, il più piccolo che assieme a Eduardo di tanto in tanto viene convocato per qualche apparizione in palcoscenico.

Le prime prove d’attore di Eduardo di fianco ai fratelli e l’incontro con Totò

Crescendo, dopo un breve soggiorno a Roma e il successivo ritorno a Napoli, si cimenta nelle sue prime prove d’attore. Prima recita nella rivista di Rocco Galdieri, poi nella compagnia di Enrico Altieri, quindi in altre compagnie come la Urciuoli-De Crescenzo e la Compagnia Italiana. Ed è così che, tra un teatro e l’altro (San Ferdinando, Orfeo, Trianon), conosce Totò, che sarebbe diventato un suo grande amico.

Nel 1914 Eduardo entra stabilmente nella compagnia del fratellastro Vincenzo Scarpetta, raggiungendo così la sorella Titina. Tre anni dopo, con l’ingresso nella compagnia di Peppino, i tre fratelli si ritrovano a recitare insieme.

La separazione tra Eduardo e Peppino De Filippo

Nel 1920, terminata la guerra, scrive la sua prima commedia vera e propria, Farmacia di turno, atto unico dal finale amaro rappresentato l’anno successivo dalla compagnia di Vincenzo Scarpetta. E proprio da lui apprende e fa sua quella severità che lo caratterizzerà per tutta la vita, non solo artistica. E che forse sarà alla base della separazione dal fratello Peppino, insieme alla ricerca di un modo diverso di fare Teatro.

Uomo e Galantuomo, Napoli Milionaria, Questi Fantasmi, Ditegli sempre di sì, Non ti pago, Filumena Marturano. Ma anche Il Sindaco del Rione Sanità e forse la sua targa artistica, ovvero Natale in casa Cupiello. E sarebbero troppe le opere che Eduardo ha lasciato in eredità a noi e al mondo intero. Gli americani avrebbero fatto carte false per avere uno così e quante volte hanno provato a “rubare” le sue commedie per portarle oltreoceano. Ma lui le ha sempre difese.

Le ultime parole di Eduardo in palcoscenico

« …E’ stata tutta una vita di sacrifici e di gelo! Così si fa il teatro. Così ho fatto! Ma il cuore ha tremato sempre tutte le sere! E l’ho pagato, anche stasera mi batte il cuore e continuerà a battere anche quando si sarà fermato».

Sono le sue ultime parole, pronunciate pubblicamente, a Taormina, il 15 settembre 1984. Solo due settimane dopo, proprio quel cuore si arrenderà a una vita di sacrifici. Ma, come lui stesso ha detto, continuando a battere anche dopo essersi fermato.