Debutta in prima nazionale al Napoli Teatro Festival ItaliaLe Serve di  Jean Genet, nella traduzione di Giorgio Caproni e con la drammaturgia e la regia di Antonio Capuano. Sarà di scena al Teatro Sannazaro di Napoligiovedì 29 giugno (ore 19, replica venerdì 30) interpretato da Gea MartireTeresa Saponangelo e con Iole Caròla e le musiche dal vivo di Luca Urciuolo.

“Quando abbiamo pensato di proporre Le Serve di Genet – sottolinea il regista Antonio Capuano – sono corso a rileggerlo con ansia. Lo avevo già letto, più volte a più riprese, perché è uno dei testi ideali, se credi di lavorare con delle “attrici”.  Per me “leggere” significa ascoltare il testo … mettersi a disposizione. Chiedere a lui, ai personaggi che lo abitano, “che posso fare, io, per voi?”, e le cose che mi pare di aver percepito sono tante ma prima di tutto che bisogna liberare le donne dalle pesantezze nelle quali, penso, quasi affoghino”.

Le serve (Les bonnes) è un atto unico di Jean Genet scritto nel 1946. Una commedia tragica e violenta, liberamente ispirata ad un fatto di cronaca realmente accaduto nel febbraio del 1933 a Le Mans, in Francia. Chiara (nel testo di Genet è Claire) è interpretata da Gea Martire e Solange è Teresa Saponangelo: sono due sorelle, cameriere modello, al servizio di una ricca signora. Ogni volta che quest’ultima esce di casa, le due donne si scambiano la parte fra loro, recitando a turno il ruolo della padrona e della serva; chi interpreta la serva non mette in scena se stessa, ma l’altra sorella. La farsa quotidiana celebra e alimenta l’ambivalenza affettiva nei confronti di Madame: amata e odiata, ammirata e invidiata nello stesso tempo. Le sorelle indossano i gioielli più preziosi di Madame, i suoi vestiti più belli, ne imitano la voce e gli atteggiamenti che ogni giorno sono costrette a contemplare (e sognare) con invidia, in silenzio. In questa quotidiana, delirante performance mostrano la loro femminilità cattiva, erotica, malata. Attraverso il gioco delle parti, sfogano tutto il loro rancore fino a vendicarsi di Madame.

L’allestimento di Capuano è sobrio, leggero così come, all’opposto, la sua regia fa emergere il peggio dei personaggi, mostrando senza filtri la loro anima maligna.

Niente stanza Luigi XV, niente merletti, né porte, finestre, comò …  e niente fiori: alle due donne  basta il palcoscenico vacante. I costumi, quelli sì, poche cose, certo, “qualche vestito da gran signora, sarebbe comodo, perché si sa le femmine sono vanitose, vogliono “comparire”.

“Ma principalmente – conclude il regista –  Chiara e Solange, e questo me lo hanno dato come “conditio sine qua non”, non fanno lo spettacolo, se devono parlare come hanno parlato fino a mò … fino a ieri. Vogliono parlare napoletano e vogliono vogliono ballare! . Una volta tanto, “vulìmme abballà pure nùje … mi hanno detto”.  Al musicista Luca Urciolo, Antonio Capuano affida il commento musicale, ruolo che alterna a quello di “servo di scena” al servizio della drammaturgia e delle attrici. Le scenografie sono di Antonella Di Martino, i costumi di Francesca Balzano. La licenza di rappresentare l’opera Le Serve di Jean Genet a La Pirandelliana s.r.l., che produce lo spettacolo, è concessa da Rosica Colin Limited, London, in collaborazione con Zachar International, Milano.