E’ per dar voce a La Sirena, un reading tra narrativa e spettacolo, che Luca Zingaretti torna al teatro dopo molti successi cinematografici e televisivi. Lo fa con la lettura teatrale di un breve e fascinoso racconto di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, accompagnato dalle musiche di Germano Mazzocchetti eseguite da Fabio CeccarelliLa sirena, di cui Zingaretti non è solo interprete ma anche curatore della regia e dell’adattamento drammaturgico, andrà in scena nel Chiostro del Duomo di Salerno martedì 27 e mercoledì 28 giugno (ore 21.00) per il Napoli Teatro Festival Italiadiretto da Ruggero Cappuccio.

Luca Zingaretti racconta la scelta del racconto: “Rimasi fulminato dalla bellezza delle pagine di Tomasi di Lampedusa e decisi che, a costo di lavorarci di notte, mi sarebbe piaciuto portarle in scena. Posi solo la condizione di poter curare l’adattamento teatrale e la regia.” Nasce così il reading teatrale che l’attore sta portando in diverse città italiane.

Zingaretti confessa: “Ciò che più mio colpito del racconto è la straordinaria sensualità che vi si ritrova. Una sensualità che viene fuori prepotente alla fine, durante il racconto dell’avventura amorosa tra la sirena e il professore ventiquattrenne, ma che si avverte fin dalle prime parole: gli amori del giovane giornalista, il tepore del sole siciliano, i profumi e i sapori della Sicilia, il suo mare, la melanconia di un vecchio caffè torinese e la nostalgia per una giovinezza andata.”

Nonostante Giuseppe Tomasi di Lampedusa sia noto soprattutto per Il Gattopardo, se si osserva l’opera letteraria dell’autore, non si può far a meno di annoverare tra i suoi capolavori anche quel piccolo gioiello che è Lighea, un testo pubblicato postumo nel 1961.

Nel tardo autunno del 1938 due uomini si incontrano in una Torino a entrambi estranea. Paolo Corbèra è nato a Palermo, giovane laureato in Giurisprudenza e lavora come redattore de “La Stampa”. Rosario La Ciura, di Aci Castello, ha settantacinque anni: oltre che senatore, è il più illustre ellenista del tempo, autore di una stimata opera di alta erudizione e di viva poesia. Il primo risiede in un modesto alloggio di via Peyron e, deluso da avventure amorose di poco valore, si trova «in piena crisi di misantropia» (come scrive Tomasi di Lampedusa). Il secondo vive in «un vecchio palazzo malandato» di via Bertola ed è «infagottato in un cappotto vecchio con colletto di un astrakan spelacchiato», legge senza tregua riviste straniere, fuma sigari toscani e sputa spesso. I due sconosciuti si incontrano in un caffè di via Po e, poco a poco, entrano in una garbata e cordiale confidenza. Tra riflessioni erudite, dialoghi sagaci, battute cinicamente ironiche, i due trascorrono il tempo conversando di letteratura, di antichità, di vecchie e nuove abitudini di vita.

«La Sirena è un immaginario viaggio, geografico e temporale tra il Nord e il Sud, attraverso cui emerge un mondo costruito sulla passione e l’estasi», racconta Zingaretti che aggiunge: “Considero la novella come una fiaba per adulti, dove mondo reale e fantastico si mischiano mirabilmente senza entrare mai in conflitto e anzi costruendo una realtà più dolce e consolatoria a cui il lettore e, nel nostro caso lo spettatore, si concede con grande abbandono. La sirena diventa ideale di bellezza e compiutezza e anche ideale di immortalità laica”.

In questa eccezionale serata l’attore riesce a trasporre sulla scena i meccanismi che assecondano gli snodi fantastici disseminati nelle pagine a beneficio del lettore, amplificando le accezioni immaginative del testo applicando ad ogni segmento testuale una dizione perfettamente controllata ma sempre variata nella dinamica e nel timbro. Una grande prova di attore accompagnata da una musica che ne sottolinea l’ambito emozionale in cui si muove.